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De Michelis, banalizzato dalla passione per le discoteche apparteneva ad una stagione politica

Gianni De Michelis è stata una personalità di grande rilievo nella seconda parte della prima Repubblica (dal 1976-fino al 1992-’94). Lo fu innanzitutto sul piano della dialettica interna al PSI. Egli fu uno dei leader dei giovani lombardiani che, in contrapposizione alla duplice subalternità nei confronti della DC e del PCI praticata da De Martino, appoggiarono Bettino Craxi come nuovo segretario del PSI in nome di una linea “corsara” conflittuale con il moderatismo politico della DC e con il conservatorismo ideologico del PCI berlingueriano. Prima concentrò la sua attenzione sulle politiche industriali e del lavoro con riferimento sia alla ristrutturazione dell’industria italiana sia alla revisione della contingenza che costituì l’oggetto del referendum vinto da Craxi e perso dal PCI di Berlinguer. Successivamente egli divenne ministro degli Esteri e, d’intesa con Andreotti e Craxi, si confrontò in più occasioni con la Thatcher per la costruzione dell’Europa. In seguito tentò in molti modi di mediare con i serbi di fronte alla disarticolazione della ex Jugoslavia. De Michelis fu uno dei leader socialisti più demonizzato nella vicenda di Mani Pulite. La demonizzazione ebbe un aspetto mediatico concentrato sul fatto che egli occupava in modo ostentato parte del suo tempo libero nelle discoteche. Da un certo momento in poi passò sui media la leggenda metropolitana secondo la quale avrebbe passato la maggior parte del suo tempo nelle balere. Il riformismo socialista, impregnato politicamente su Bettino Craxi, è stato sul piano politico-culturale una cosa assai seria. Forse anche per questo esso è stato banalizzato e demonizzato da chi solo a implosione avvenuta capì che il comunismo era un fallimento sul piano economico e un’oppressione sul piano politico e culturale.