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Gianni De Michelis, il ricordo alla Camera dei deputati


Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà, intervenendo alla maratona oratoria organizzata oggi alla Camera da Renato Bunetta in ricordo di Gianni De Michelis ha detto fra l’altro: <<Non sempre una generazione anagrafica diventa una generazione politica. Ciò è avvenuto negli anni ‘70 nel PSI con l’incontro intorno alla segreteria di Bettino Craxi fra i giovani autonomisti e i giovani della sinistra lombardiana per riconquistare la piena autonomia socialista in una lotta su più fronti, rispetto al potere economico, al PCI (il frontismo), alla DC (subalternità nei confronti dei moro-dorotei durante i 4 anni ‘64-‘68 del governo Moro-Nenni). Allora l’appellativo riformista era ancora un insulto, poi tutti sono diventati riformisti. Gianni De Michelis fu una delle punte di diamante di questo tentativo riformista: professore di chimica a Venezia impegnato nel confronto con la classe operaia di Marghera poi in una pluralità di ruoli, prima uomo macchina nell’organizzazione del partito, quindi uomo di governo come ministro del Lavoro e protagonista del referendum sulla scala mobile, come ministro delle Partecipazioni Statali, poi come ministro degli Esteri impegnato nella costruzione dell’Europa in una dialettica serrata con la Thatcher. Contro quell’assalto al cielo del riformismo socialista nel ‘92-‘94 si scatenò un bombardamento giudiziario, mediatico e politico con una gestione unilaterale di Mani Pulite mentre Tangentopoli era un sistema che coinvolgeva tutti i grandi gruppi economici privati e pubblici e tutti i partiti e gruppi politici, compresi il PCI-PDS e la sinistra democristiana. Craxi e De Michelis furono demonizzati in molti modi. Gianni addirittura usando il pretesto grottesco delle discoteche. Alla sua morte dopo alcuni anni terribili sono state fatte molte riflessioni serie, ma si è sentito anche il latrato di uno sciacallo chiamato Stella. Comunque ciò che è avvenuto in questi anni dimostra che c’è una sorta di maledizione di Tutankhamon, per cui chi di giustizialismo colpisce alla fine di giustizialismo perisce. Ciò ha riguardato post fascisti, post comunisti, leghisti e adesso paradossalmente anche i magistrati. Comunque grazie all’opera di Gennaro Acquaviva e di Luigi Covatta non è riuscita l’operazione secondo la quale la storia è fatta solo dai vincitori. I dieci volumi degli anni di Craxi sono una sorta di “antistoria d’Italia” per dirla con Fabio Cusin, che rappresenta un’alternativa rigorosamente scientifica sul piano storiografico alla vulgata dei giustizialisti, degli imbroglioni e dei saltimbanchi.

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